[…] Da lì a poco sarei stato illuminato da quel magico libro del duca di Salaparuta sulla gastrosofia naturista o meglio di come si nutrisse il popolo, seguendo il ritmo delle stagioni ed il rispetto per la propria terra. Tempi meravigliosi alla ricerca di materie prime, di vini, di storie che potessero far emergere il cuciniere alchemico che era in me. Inizia con i primi gourmet dell’Accademia della Cucina Italiana, proseguì con il pianeta Arcigola slow food di Carlo Petrini, condivisi storie e piatti con Franco Ruta, Carmelo Chiaramonte, Corrado e Carlo Assenza, Giusto Occhipinti, incontrai il grande Luigi Veronelli ad ispirarmi e promuovendomi in Italia.Sono stato ostinato, caparbio, deciso a non mollare, a respingere gli attacchi di chi sogna un mondo di omologazioni culturali a discapito della natura senziente dell’ uomo. Ma i veri protagonisti della nostra storia gastronomica sono stati i contadini, i pescatori, i casari, Sarina la raccoglitrice di capperi, massaro Abbate con le sue fave cottoie, Campisi con i suoi calamari, Menu Salemi con i pesci azzurri che pare riflettessero il cielo, gli asparagiari ra Costa, i fratelli Caruso con i pani fragranti, e tanti ma tanti altri che ci hanno offerto il loro amore, la loro speranza e la loro religiosa sapienza.
A quei tanti giovani cuochi che hanno donato la loro sapienza ad un’idea di buona e sana cucina, penso a Franco, a Peppe, a Giovanni, a Pino, ad Accursio, a Toru, a Chanil, a Tomoko, ad Antonio, a Massimo , a Saro e Sara, a chi ancora ricorda ed affonda le sue radici in quel humus vitale della nostra molteplice storia.
Ma non meno importanti sono stati tutti quei clienti che hanno creduto in noi ed alla nostra proposta, vedi la famiglia Poidomani, la famiglia Spadola, la famiglia Savarino, la sig.a Mastruzzo, il grande Tani La Pira e tanti altri. Cosa saremmo noi cuochi senza dei clienti esigenti e facoltosi?
In questi anni abbiamo visitato paesi e popoli, abbiamo condiviso con loro saperi e sapori, abbiamo sognato il piatto della memoria, come fosse stato la pietra filosofale che avrebbe ricongiunto passato presente e futuro, ci siamo confrontati in Francia, in Germania, in Croazia, in Austria, in Islanda, in Spagna, in Giappone, in Korea, e chissà ancora dove ci porterà il sacro fuoco.
Oggi ,al trentesimo anno di attività, ci è sembrato doveroso volgere lo sguardo indietro per dire grazie di esistere e di averci donato la cosa più preziosa ‘il tempo’ a chi è stato ed è con noi.
Dopo questo breve excursus honorum è giusto pensare di concentrare il nostro sapere in una boccia di cristallo, così da poterne vedere il contenuto, e donarlo alle generazioni future, spero a Carla e Francesca.
Peppe Barone